Finalmente anche in Italia si inizia a parlare di Fashion Therapy.
È una nuova ondata, nuova solo per noi perchè all’estero se ne parlava già negli anni 60, che dimostra che indossare un bell’abito ci porti immediatamente a migliorare il nostro stato psicofisico.
Si tratta di una e vera propria terapia che consiste nel vestirsi per uno scopo, ovvero esprimere la propria personalità più autentica, con l’obiettivo di mantenere alto l’umore e promuovere la propria immagine personale.
L’abbigliamento può essere usato come uno strumento per riattivare la sensazione di valore personale, autostima e di un più generale senso di benessere.
L’abito che indossiamo ha una duplice valenza: trasmette agli altri un’immagine di noi e trasmette a noi stessi un’immagine di noi stessi che influenza le nostre emozioni.
Diversi sono gli studi, soprattutto provenienti dalle scienze sociali, che hanno dimostrato come l’abito indossato sappia influenzare il comportamento di chi lo indossa e di chi con esso si trovi ad interagire.
Nel 1959, in California, con l’aiuto del Gruppo Californiano di Fashion, all’interno di un ospedale psichiatrico fu disegnato un abito per ognuna delle donne in esso ricoverate. Il risultato fu che, con la percezione soggettiva di apparire “belle” e “curate”, si riportò un significativo miglioramento delle condizioni cliniche.
Worrell già nel 1977 aveva dimostrato come l’interesse nell’abbigliamento decresca all’aumentare della depressione; diversi e successivi studi hanno sottolineato come, negli stadi in cui la depressione sia lieve o moderata, l’attenzione al look possa essere utilizzata come vero e proprio strumento per migliorare l’umore.
E’ evidente come i vestiti sappiano esprimere il nostro sé e, in esso, le emozioni che vi abitano.
L’abbigliamento, quando ben usato, contribuisce alla percezione di auto accettazione, rispetto di sé e autostima.
Ritengo che per aiutare le persone a costruire e a lavorare su una positiva immagine di sé, l’attenzione al look sia un argomento necessario.